1.Come si misura l’estensione vocale
L’estensione vocale nei cantanti si misura in relazione alla tastiera del pianoforte. Il pianoforte ha 7 ottave ed ogni ottava è numerata per poterle riconoscere. Il do centrale del pianoforte è il do 3.
L’espressione do centrale indica il do corrispondente al tasto centrale di una tastiera o un pianoforte a 88 tasti, o C4 secondo la notazione scientifica dell’altezza. Viene indicato come do3, poiché la numerazione delle ottave secondo il sistema in uso nei paesi sud-europei inizia dal la-1, e, a seguire, le ottave 0, 1, 2 e la centrale 3.
Nell’opera due considerazioni sono importantissime nel valutare l’intervallo vocale: la consistenza del timbro vocale e la capacità di produrre degli acuti, che siano capaci di essere chiaramente uditi, al di sopra del suono dell’orchestra, senza alcuna amplificazione.
La musica corale è molto meno impegnativa. Contrariamente a quanto succede nell’opera, la massa dei cantanti rende meno importante che tutti gli esecutori debbano raggiungere le note più alte/basse con qualità cristallina.
Per esempio i cori possono cantare delle note che sono più basse di quelle ottenute dai solisti. Nessun cantore riesce a riprodurre quelle note in modo che possano esser percepite, ma il coro nel suo complesso fa sì che le stesse risultino udibili.
Anche se la capacità della laringe di emissione del suono supera ampiamente tale limite, l’estensione musicalmente utile è in media di due ottave. Nelle voci non educate si osserva spesso l’impossibilità di passare al registro superiore e l’estensione risulta quindi più limitata.
2.Estensione della voce nei cantanti e registri
Il registro è un termine usato per descrivere un suono o una serie di suoni che condividono caratteristiche acustiche simili. È importante capire che il meccanismo laringeo e anche altri fattori contribuiscono al suono.
Ad esempio, sia la pressione che la risonanza del respiro hanno un ruolo. Sebbene il risultato finale sia “il suono”, è importante che i cantanti comprendano i diversi elementi che compongono quel suono e in definitiva siano in grado di controllarli
Soprano
È la più acuta delle voci femminili e il registro vocale più diffuso tra le voci femminili. Tale categoria comprende anche le voci bianche, ossia le voci dei bambini dalla nascita alla adolescenza. L’estensione vocale del soprano è di due ottave, dal do centrale al do sovracuto (do3 – do5).
Mezzosoprano
Voce femminile intermedia tra quelle di contralto e soprano. L’estensione vocale tipica della voce di mezzosoprano è di oltre due ottave, dal la grave al si bemolle acuto (la2 – si♭4), tuttavia in casi eccezionali può giungere al do sovracuto (do5).
Al giorno d’oggi, essendo piuttosto rare le donne dal forte timbro scuro di contralto vero e proprio, è il mezzosoprano a sostenerne i ruoli, in virtù delle analogie timbriche e della maggiore corposità ed estensione nel registro basso
Contralto
Designa la più grave delle voci femminili. La normale estensione vocale del contralto operistico è convenzionalmente da individuarsi nelle due ottave abbondanti, comprese tra il fa2 e il sol4, ma tale estensione ha carattere puramente indicativo, non mancando certamente le incursioni sia verso la zona più acuta del pentagramma, sia, soprattutto in epoca barocca, verso quella più grave.
Tenore
Designa sia la più acuta delle voci maschili. Convenzionalmente, l’estensione della voce di tenore viene indicativamente fissata nelle due ottave comprese tra il do della seconda riga (do2) e il do della quarta (do4). La tessitura più congeniale è compresa, grosso modo, nel tratto sol2-sol3.
Nell’ambito della musica corale, la normale estensione della voce di tenore è più limitata che nel repertorio solistico, raggiungendo al massimo il la in terza riga (la3).
Baritono
Voce maschile intermedia tra quelle di basso e tenore. Convenzionalmente, la voce di baritono viene indicativamente fissata nelle due ottave comprese tra il la grave e il sol acuto (la1 – sol3), ma spesso può salire al la acuto (e perfino al si bemolle) o scendere al sol grave (sol1 – la3/si3). La tessitura più congeniale è comunque compresa, grosso modo, nel tratto re2-re3.
Basso
La più grave tra le voci maschili. L’estensione vocale di un basso tipico va dal Fa grave al Fa acuto (Fa1 – Fa3). È tipico di tutte le tipologie di voci di basso estendersi con grande diversità di soggetto in soggetto nei gravi (dall’indispensabile Fa grave fino al Do grave), mentre spesso mantengono sempre lo stesso valore verso gli acuti (dal Fa acuto, talvolta uno o due semitoni in più). La tessitura più congeniale è comunque compresa, grosso modo, nel tratto La1-La2.
Esiste un ulteriore modello classificativo, che divide l’estensione della voce umana in 6 range vocali.
- estremamente grave
- grave
- intermedio
- acuto
- molto acuto
- estremamente acuto
L’estensione della voce può essere influenzata dalla qualità dell’emissione del suono. Alcuni di voi avranno sentito parlare della distinzione tra “voce di petto” e “voce di testa”, che prevede un’ulteriore sezione definita “voce mista”, e per alcuni autori anche il “falsetto”.
VOCE di PETTO
MISTA
di TESTA
FALSETTO
3.I Passaggi
Le zone intermedie tra un registro e l’altro sono definiti passaggi. Normalmente queste sono aree in cui si avverte una sorta di “disconfort” nel canto. Questa sensazione è dovuta alle modifiche nella tensione delle corde vocali e nella pressione dell’aria, che richiedono un aggiustamento dell’atteggiamento vocale. Tuttavia, l’apprendimento delle tecniche vocali consente spesso di affrontare i passaggi con maggiore facilità.
4.Registri estremi della voce
L’estensione della voce umana è caratterizzata ai suoi estremi da due tipi di emissioni, che si distinguono dagli altri per due elementi comuni:
- l’impossibilità di articolare le parole
- l’impossibilità di cantare.
Questi due registri sono rappresentati, nella porzione grave estrema, dal “vocal fry” e, nella porzione acuta estrema, dal “fischio”. I registri estremi, anche se appartengono all’estensione umana, non fanno parte del range utile al canto.
5.Determinazione corretta della categoria vocale
Esistono senz’altro delle zone che potremmo definire “grigie”, dove la determinazione della categoria vocale può risultare insidiosa. Dunque quali sono i fattori discriminanti?Il timbro vocale e la tessitura vocale. È chiaro che insegnanti e direttori devono formare il loro orecchio per giudicare in maniera specifica la qualità vocale.
MEZZO VS SOPRANO
1) Vocalizza una scala ascendente. Se la voce passa improvvisamente in falsetto sul MI bemolle, questo indica che probabilmente la voce è più bassa. Se il passaggio al falsetto avviene su una nota più alta (Fa o Fa diesis), probabilmente sei un soprano.
Più spesse sono le corde vocali, prima si verificherà il passaggio al falsetto. Attenzione però, perché alcuni soprani possono passare al falsetto come un mezzo soprano. Allora si dovrà porre attenzione al timbro e alla facilità di esecuzione entro la tessitura data. Un soprano sfrutterà la “risonanza di testa” e la voce risulterà più luminosa nella parte inferiore della scala, rispetto al mezzo soprano.
2) Vocalizza un “ronzio” con la lingua tra le labbra su una scala discendente e poi vocalizza le 5 vocali. Come risultato otterrete il vero timbro vocale. Il mezzosoprano acquisirà un unico timbro scuro e fumé, il soprano conserverà molte più sfumature di toni alti nella scala discendente.
BARITONO VS TENORE
1) Vocalizzo “sirena” nel registro estremamente basso. Il cantante deve scivolare per due ottave su un vocalizzo “sirena” connettendo la voce piena su un suono “iu”; ossia deve portare il vocalizzo in maschera dalla tonalità più bassa che si riesce a prendere, arrivando gradualmente alla tonalità più alta e scendendo nuovamente. Se sei un baritono arriverai a La o Si bemolle. Se raggiungi il Do naturale o addirittura vai oltre allora sei un vero tenore.
2) Il secondo esercizio è lo stesso proposto per le voci femminili (ronzio su scala discendente), ma che chiaramente dovrà essere fatto nel registro inferiore. Se sei un baritono il timbro assumerà un colore scuro di petto. Il tenore invece manterrà gran parte della qualità della sua risonanza superiore (o voce di testa).
Cantare nel corretto registro è fondamentale per la salute della voce, pertanto occorre abbandonare l’attaccamento psicologico verso un certo tipo di vocalità ed evitare in tal modo l’affaticamento, sia che si tratti di professionisti che di dilettanti.