COVID-19 e musica corale: quanto tempo dovremo aspettare prima di cantare live?

COVID-19 e musica corale: quanto tempo dovremo aspettare prima di cantare live?

Covid-19 e musica corale: quali sono i rischi di trasmissione nel canto. Alcuni studi e fatti recenti per meglio comprendere la situazione attuale...

Covid-19 e musica corale sono compatibili?

Sin dall’inizio della pandemia da Coronavirus ci siamo chiesti quanto a lungo avremmo dovuto attendere prima di tornare alla “normalità”. Ora che il lock-down è terminato e stiamo imparando a convivere con una nuova realtà fatta di misure igieniche, distanziamento sociale e mascherine, i professionisti si interrogano su modalità (safe) e tempi per la ripresa delle attività musicali.

Se per una certa porzione di musicisti sembra già possibile pensare ad esibizioni e prove in relativa sicurezza, per il mondo del canto e, in particolare, della musica corale i tempi potrebbero essere più lunghi.

Mentre le ipotesi per una ripresa “regolare” si aggirano attorno ad un paio di anni, ovvero i tempi presunti per la disponibilità di un vaccino, l’ultima Conferenza delle Regioni, in materia di regolamentazione della riapertura delle attività ricreative, ha reso note le disposizioni a cui quanti operano nel settore musicale dovranno attenersi.

Le nuove misure saranno sufficienti a garantire la protezione dai rischi di trasmissione derivanti dalla pratica musicale? Alcuni studi scientifici e i fatti avvenuti in questi mesi possono aiutarci a comprendere meglio la situazione.

Covid-19 e musica corale: potrebbe essere ancora rischioso cantare?

In un commento pubblicato il 1° maggio sulla rivista scientifica Risk Analysis, un gruppo di ricerca ha affermato che gli aerosol meritano una considerazione urgente.

Donald Milton, un ricercatore di bio-aerosol dell’Università del Maryland, è intervenuto durante un webinar del 5 maggio e ha consigliato di non riunirsi di nuovo per cantare di persona fino a quando un vaccino o un trattamento per COVID-19 non sarà ampiamente disponibile.

Alcuni scienziati hanno storto il naso di fronte alla decisione del CDC americano (Centers for Disease Control and Prevention) di eliminare gli avvertimenti contro i pericoli del canto, perché rischia di comportare nuovi eventi di super-diffusione.

La dott.ssa Benedetta Allegranzi, responsabile tecnico dell’OMS per la prevenzione e il controllo delle infezioni, ha dichiarato in una e-mail che, nonostante le simulazioni di laboratorio, “non vi sono prove di trasmissione del virus come agente patogeno nell’aria”. L’OMS finora “non ha giudicato le prove esistenti sufficientemente convincenti da considerare la trasmissione aerea come un ruolo importante nella diffusione di COVID-19”.

Potremmo citarne altri, ma appare chiaro che i consigli contrastanti degli esperti e delle agenzie sanitarie internazionali stiano creando confusione.

Intanto una coalizione di associazioni musicali americane sta raccogliendo più di $ 200.000 per assumere due gruppi di ricerca e condurre studi indipendenti sui rischi della trasmissione di aerosol da parte di cantanti, strumentisti e attori.

OMS: modalità di trasmissione del virus COVID-19

Stando alle prove attuali, il virus COVID-19 viene trasmesso principalmente tra le persone attraverso goccioline respiratorie (> 5-10 μm di diametro).

La trasmissione si verifica quando una persona è in stretto contatto (entro 1 m) con qualcuno che abbia sintomi respiratori (ad es. tosse o starnuti), ed è quindi a rischio che le sue mucose (bocca e naso) o congiuntiva (occhi) siano esposte a goccioline respiratorie potenzialmente infettive.

La trasmissione del virus COVID-19 può avvenire per contatto diretto con persone infette e contatto indiretto con superfici nell’ambiente immediato o con oggetti usati sulla persona infetta.

In un’analisi di 75.465 casi COVID-19 in Cina, la trasmissione per via aerea non è stata segnalata. La trasmissione aerea si riferisce alla presenza di microbi all’interno di nuclei di droplet, particelle con diametro <5μm, che possono rimanere nell’aria per lunghi periodi di tempo ed essere trasmessi ad altri per distanze maggiori di 1 m. Nel contesto di COVID-19, la trasmissione aerea può essere possibile in circostanze e contesti specifici in cui vengono eseguite procedure o trattamenti di supporto che generano aerosol (es.intubazione, broncoscopia, ventilazione, rianimazione cardiopolmonare…).

Vi sono prove che l’infezione da COVID-19 possa portare a infezione intestinale ed essere presente nelle feci. Tuttavia, ad oggi non ci sono state segnalazioni di trasmissione oro-fecale del virus COVID-19.

Coronavirus e musica corale in pratica

Numerosi casi di grave contaminazione da parte di Covid-19 in cori sono stati segnalati dalla stampa, incluso il concerto del Coro misto di Amsterdam all’inizio di marzo: 102 dei 130 cantanti sono stati infettati dal virus e quattro persone sono morte. Lo stesso macabro scenario si è ripetuto nello Stato di Washington, in Germania, in Inghilterra, in Corea, in Austria.

I ricercatori affermano che i membri del coro sono particolarmente vulnerabili alle infezioni causate da particelle di virus disperse nell’aria, perché l’atto di cantare comporta una espirazione ed inspirazione profonda, spesso a distanza ravvicinata, in stanze scarsamente ventilate.

Perché coristi vengono considerati dei “superdiffusori”

Il canto sembrerebbe generare aerosol pericolosi: la velocità con cui si inspira ed espira influenzerebbe il numero di particelle e le loro dimensioni. L’inalazione rapida provoca uno scoppio più violento del film sulle mucose, specie se seguito da una espirazione lenta e prolungata (non è forse questo il meccanismo del canto?). Un simile effetto si verifica anche nella laringe, in seguito alla contrazione delle corde vocali. Anche il volume è importante: più è elevato più particele si emettono e maggiore è il rischio di infettare persone vicine.

Alcuni sembrano persino essere “super-trasmettitori”, in grado di diffondere particelle di grandezza inferiore ai comuni droplet, secondo quanto già riportato in uno studio del 2019 su Nature’s Scientific Reports. Queste particelle più leggere resterebbero sospese nell’aria per ore e potrebbero penetrare più profondamente nei polmoni rispetto ai comuni droplet che si producono parlando.

Le caratteristiche che rendono un individuo un cantante efficace, in grado di proiettare il suono e sfruttare la respirazione diaframmatica, sarebbero anche caratteristiche che lo rendono un super generatore di aerosol.

Cosa ci ha insegnato il caso della Skagit Valley Chorale su COVID-19 e canto

Secondo il rapporto pubblicato dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC), 52 membri della Skagit Valley Chorale si sono ammalati, 3 sono stati ricoverati in ospedale e due sono morti a seguito di due prove che includevano un membro con sintomi simili al raffreddore. Quella persona si è successivamente rivelata positiva per COVID-19 ed è stato il primo caso identificato dalle autorità sanitarie.

Era il 10 marzo scorso quando a Mount Vernon, nello stato di Washington, il gruppo di cantanti si incontrò per esercitarsi nel coro della chiesa, come facevano tutti i martedì sera. Il coro è composto da 122 persone, ma quella sera se ne presentarono la metà, compreso un corista che da giorni non si sentiva bene, aveva brividi e sintomi simil influenzali.

Due giorni dopo quell’incontro altri sei membri del coro erano a letto con la febbre. Alla fine su 61 persone presenti ben 53 si sono ammalate di Covid-19 e due di loro sono morte. L’età media dei coristi era 69 anni.

I membri del coro si sono infettati nonostante non vi sia stato alcun contatto fisico diretto tra i partecipanti. Secondo il rapporto, i membri si sono seduti a 15-25 centimetri di distanza con posti vuoti tra loro, non si sono stretti la mano e hanno usato disinfettante per le mani.

COVID-19 e musica corale: quanto tempo dovremo aspettare prima di cantare live?

L’atto di cantare, di per sé, potrebbe aver contribuito alla trasmissione attraverso l’emissione di aerosol, che è influenzato dal volume della vocalizzazione”, afferma il rapporto. Il rapporto del CDC ha anche affermato che alcune persone, rilasciano più di queste particelle di altre.

La storia di questo coro è stata raccontata per la prima volta dal Los Angeles Times per dimostrare quanto fosse contagioso e pericoloso Sars-CoV 2 soprattutto tra gli anziani.

Lo studio del CDC ha anche ravvisato come un’azione rapida dei protagonisti, compreso l’isolamento volontario insieme al tracciamento dei contatti da parte del dipartimento sanitario della contea di Skagit abbiano contribuito a contenere la diffusione e a prevenire quello che sarebbe potuto diventare un focolaio molto più grande.

Secondo gli epidemiologi della contea “questo episodio ci fa capire che non dovremmo tornare a cantare a grandi gruppi in spazi chiusi, perché succederebbe la stessa cosa se tra i coristi ci fosse un positivo”.

L’esempio del coro di Mount Vernon a Washington è stata una lezione straordinaria e questo caso del mondo reale è una dimostrazione molto efficace di quanto si può verificare in piena pandemia.

Uno studio sta stimando il rischio di infezione da coronavirus nell’ambito della musica

Le seguenti dichiarazioni rappresentano stime personali degli autori derivate dai primi dati: un’istantanea che verrà aggiornata e verificata in base alle prescrizioni esistenti e alle più recenti conoscenze scientifiche.

Il 5.5.2020 è stata effettuata una prima indagine con suonatori di fiati e cantanti commissionati dalla Bamberg Symphony Orchestra.[…]

Cantanti e strumentisti di fiati – Panoramica
Dati i percorsi di diffusione del virus nell’aria, rimane la domanda se l’attività di chi canta o suona uno strumento a fiato rappresenti un rischio maggiore di infezione.

Il suono viene prodotto, in entrambi i gruppi, dalla corrente dell’aria di espirazione. Detta corrente d’aria è caratterizzata, fisiologicamente, dall’interruzione (tranne nel caso del flauto) periodica prodotta dalle labbra (quando si parla, si canta o si suona uno strumento in ottone) o dalla canna imboccatura (strumenti a fiato, tranne il flauto). Di conseguenza, la quantità di aria che esce dalle bocche dei cantanti o dagli strumenti citati non è grande.

Durante il processo di creazione del suono, può verificarsi una significativa produzione di muco nel caso di suonatori e cantanti di fiati (…)a causa del sovraccarico del sistema respiratorio, tale produzione di muco può essere aumentata.

A nostro avviso, il rispetto delle regole di distanziamento è molto importante. Non sembra necessario mantenere una distanza da 3 a 5 metri. Una distanza di 2 metri sembra una distanza minima sufficiente per suonatori e cantanti di fiati, poiché nelle nostre indagini, a questa distanza non vi è alcun movimento d’aria aggiuntivo nell’ambiente. È importante che l’esibizione musicale si svolga in grandi sale, come sale da concerto o chiese, e che una ventilazione regolare e frequente avvenga ogni breve periodo di tempo.

Canto corale
Nel caso del canto corale, i fondamenti fisiologici di profonda ispirazione ed espirazione sono gli stessi di quelli precedentemente descritti. Secondo noi, e secondo le nostre ultime ricerche, è sufficiente rispettare 2 metri di distanza tra le ragazze del coro. Le sale per le prove devono essere le più ampie possibili e ventilate accuratamente e regolarmente.

Lezione di canto
Prestare molta attenzione alle misure di sicurezza (distanza di 2 metri e rispetto delle condizioni ambientali come la larghezza della classe e le pause di 15 minuti tra ogni studente per ventilarla) riduce considerevolmente, a nostro avviso, il rischio di contagio.

Se le condizioni architettoniche e organizzative non sono adeguate, le lezioni si dovrebbero tenere online.

Prof. Dr. med. Dr. Phil. Claudia Spahn, Prof. Dr. med. Bernhard Richter
Freiburg Institute of Medicine for Musicians, Freiburg University Clinic e Higher School of Music

Le ultime linee guida dalla Conferenza delle Regioni e Province Autonome

In data 9 giugno 2020 sono state aggiornate le linee guida per la riapertura delle attività economiche, produttive e ricreative. Le linee guida devono tuttavia essere recepite da uno specifico provvedimento regionale.

Come riferimento normativo permane il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri DCPM dell’ 11/06/2020, le cui disposizioni si applicano dal 15 giugno 2020 e sono efficaci fino al 14 luglio 2020. Invitiamo a consultare il documento congiunto Feniarco-Anbima del 13 giugno 2020 che riporta una sintesi.

Relativamente alle indicazioni provenienti dalle Regioni, abbiamo qui di seguito riassunto i punti di nostro interesse. Nel rispetto delle misure di carattere generale (vedi documento), per le produzioni liriche, sinfoniche e per gli spettacoli musicali (nonché le relative prove) valgono le seguenti disposizioni:

  • utilizzo della mascherina, che può essere tolta durante l’esecuzione se sono mantenute le distanze interpersonali
  • distanza interpersonale di almeno 1 m per gli strumenti, 1,5 m per strumenti a fiato, 2 m per il direttore d’orchestra (dalla prima fila)
  • i componenti del coro dovranno mantenere una distanza interpersonale laterale di almeno 1 mt e di almeno 2 m tra le file
  • tali distanze possono essere ridotte interponendo delle barriere fisiche adeguate a prevenire il contagio tramite droplet
  • evitare l’uso di spogliatoi comuni e privilegiare l’arrivo già in abito di esecuzione

Relativamente ai luoghi di ritrovo delle associazioni è necessario:

  • garantire una adeguata informazione e sensibilizzazione degli utenti sulle misure igieniche e comportamenti utili a contenere la trasmissione del SARS-CoV-2, anche attraverso apposita segnaletiche e informative, nonché appelli alla responsabilità individuale
  • riorganizzazione degli spazi e dei programmi di attività per garantire il mantenimento delle distanze
  • privilegiare attività all’aria aperta, garantendo comunque le distanze
  • privilegiare attività a piccoli gruppi
  • adottare modalità organizzative per ridurre il numero di persone che manipolano gli stessi oggetti
  • vietare l’utilizzo condiviso di oggetti per cui non è possibile la disinfezione (es. materiale cartaceo)
  • mettere a disposizione distributori di soluzioni disinfettanti
  • è sconsigliato l’utilizzo dei guanti considerato l’aumento del rischio di infezione associato ad un loro utilizzo improprio
  • favorire invece la pratica di igiene delle mani
  • potrà essere rilevata la temperatura all’ingresso, impedendo l’accesso in caso di temperatura >37,5°C
  • mantenere un registro presenze e conservarlo per una durata di 14 gg garantendo il rispetto della normativa in materia di protezione dei dati
  • la disposizione dei posti a sedere dovrà garantire le distanze precedentemente indicate
  • garantire la frequente pulizia degli ambienti e regolare disinfezione delle superfici
  • favorire il ricambio d’aria naturale negli ambienti
  • per gli impianti di condizionamento escludere la funzione di ricircolo
  • nei servizi igienici va mantenuto in funzione continuata l’estrattore d’aria.
  • per quanto riguarda la somministrazione di alimenti e bevande si rimanda al testo integrale.

Come i cori si stanno adattando a COVID-19

È un incubo per i cori in questo momento. Le organizzazioni professionali si stanno arrampicando per salvare le loro stagioni, creare una programmazione alternativa attorno ai mandati di governo e rimanere a galla.

Nel mondo, quasi tutti i cori amatoriali hanno sospeso le prove, concerti e il canto dal vivo, scegliendo di rimandare gli incontri fino a quando non sarà sicuro.

Per le formazioni non professionali non esiste l’urgenza di una ripresa a tutti i costi, e quindi è consigliabile muoversi con prudenza. Tuttavia due anni sono un tempo lungo (specialmente per chi a che fare con elementi giovani e giovanissimi): in qualche modo il tessuto sociale del coro va mantenuto vivo. Come?

Qualcuno ha scelto di optare per esibizioni e prove online, ma si è presto scontrato con le difficoltà relative alla stabilità di una connessione internet, alla disponibilità di dispositivi informatici e alla dimestichezza nel relativo utilizzo da parte dei componenti del coro. Una parte delle prove va spesa per risolvere i problemi “tecnici” e certamente il grado di soddisfazione non è lo stesso di una prova dal vivo.

Nei Paesi in cui la situazione è maggiormente sotto controllo, si inizia a discutere della ripresa e di come svolgere attività corale in sicurezza, partendo dal presupposto che il rischio zero non esista. Online si trovano sessioni interessanti da cui prendere qualche spunto di riflessione (se conoscete l’inglese).

Una cosa è certa riguardo al rapporto tra Covid-19 e musica corale: questa pandemia cambierà il modo in cui funzioniamo, e non deve essere necessariamente una cosa negativa. Questo è il momento di dialoghi solidi e pensiero creativo.