CONCERTO PER IL 120° ANNIVERSARIO dalla FONDAZIONE

Il 120° della Corale Santa Cecilia? “Ricordo, sì, io mi ricordo!”, così tra qualche anno molti di noi potranno iniziare il racconto di questo fantastico anniversario, che la Corale Santa Cecilia ha celebrato con il concerto sabato 3 dicembre 2016.

Una performance che, da un punto di vista musicale, ha certamente segnato una svolta rispetto allo standard a cui eravamo abituati e che rappresenta bene gli sforzi compiuti negli ultimi anni, per valorizzare la composizione della nostra corale.

Se in ambito liturgico l’impegno della Corale Santa Cecilia resta quello di mantenere una proposta affine alle indicazioni della curia, nelle situazioni concertistiche cresce invece l’interesse ad ampliare il nostro bagaglio musicale. E allora ecco che nel nostro repertorio iniziano a trovare sempre più spazio brani internazionali, gospel, contemporanei, etnici.

In questo concerto celebrativo abbiamo osato e siamo stati ripagati dai molti consensi da parte del pubblico, numerosissimo, che ha voluto condividere con noi questa serata speciale, ma, soprattutto, abbiamo potuto constatare la soddisfazione e il grande coinvolgimento dei coristi.

Gli amici del coro Hope Singers, che condividono il nostro stesso maestro, hanno così commentato

“Un importante traguardo raggiunto con un entusiasmo che traspare vivido dalla passione e dalla gioia con cui cantate.”

Tra i molti apprezzamenti ricevuti citiamo quello dell’amico Bruno Foresti:

“Ieri sera abbiamo fatto un viaggio nella memoria [..] e abbiamo vissuto emozioni che ci hanno colpito l’anima. Siamo tornati bambini, con quei canti e suoni della natura e del creato, abbiamo attraversato altre culture, abbiamo scoperto le radici del coro che sono in fondo anche quelle della nostra comunità. [..] Grazie per l’impegno, la perseveranza e la versatilità che avete dimostrato.”

Da sempre la Corale Santa Cecilia si propone come un gruppo inclusivo, in cui chiunque sia dotato di un sufficiente livello di intonazione è libero di partecipare. Questo approccio ha consentito di costruire un tessuto umano davvero variegato.

Oggi la corale è frequentata assiduamente da oltre quaranta bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni, alcuni provenienti anche da comunità limitrofe (Vigolo, Parzanica, Solto Collina), insieme ad altrettanti adulti e anziani: complessivamente più di ottanta coristi.

L’attività corale per la nostra comunità rappresenta l’occasione per creare una rete di relazione e di incontro tra diverse generazioni: piccoli, adulti e anziani trovano qui arricchimento umano e culturale, un luogo in cui ognuno può offrire un valido contributo.

Un ringraziamento particolare al nostro maestro Alessandro Foresti, per i numerosi sforzi compiuti e per la fiducia accordata a questa formazione. Grazie anche a tutte le famiglie che stanno credendo nella validità della nostra proposta musicale e che continuano ad iscrivere i loro figli ai nostri corsi di canto.

Festeggiare questo 120° anniversario per noi significa ricordare da dove veniamo, ma soprattutto raccontare alla comunità il nostro gruppo. Al termine del concerto abbiamo espresso un desiderio che è anche il nostro augurio per questa corale. Speriamo che ci siano sempre: nonni che spingono i nipoti a coltivare i propri talenti; ragazzi disposti a sfidare la corrente; adulti capaci di accogliere un invito; luoghi, che fanno sentire chi è nuovo, parte di una comunità; singoli che, nelle divergenze, sanno trovare un obiettivo comune; persone che sanno come trasformare tutto questo in musica.

Siamo un coro da 120 anni perché qualcuno, un giorno, ha avuto un’idea. Siamo un coro da 120 anni perché molte volte qualcuno non si è arreso.

Speriamo che questa comunità abbia la fortuna e la saggezza di conservare e coltivare questa eredità, fatta di canti, storie e persone: questi 120 anni, Tavernola, sono il tuo capitale umano!

RICORDO, SÌ IO MI RICORDO!

LE TESTIMONIANZE DEI CORISTI CHE ABBIAMO ASCOLTATO DURANTE IL CONCERTO

Ricordo, sì io mi ricordo, quando un venerdì sera, mia nonna Catina suonò il campanello della sua amica Marietta, per affidarle le sue nipotine, quasi 29 anni fa. Quella sera percorrevamo incerte i primi passi di un cammino che qualcun altro aveva desiderato per noi. Ricordo il timore arrivando alla soglia del salone al vecchio oratorio, i grossi raccoglitori blu ad anelli e i volti di quei coristi, che a me, bambina, sembravano così vecchi. Così, quasi per caso, iniziava la mia storia nel coro; così, quasi per caso, inizia la storia di ogni corista. (Sara S.)

Ricordo, sì io mi ricordo, quando il coro cantava in cantoria, quel balcone qui sopra l’altare. Erano gli anni ’50. Ricordo i coristi tutti ammucchiati. Il maestro era Sandro Zatti che, essendo molto alto, riusciva a dirigere. Già allora si cantava il Perosi, compreso il Credo, ed io, che ero giovanissimo, pensavo “che barba!”. Chi lo avrebbe mai detto che, molti anni più tardi, quel ragazzo annoiato avrebbe preso il loro posto! (Leo C.)

Ricordo, sì, io mi ricordo quella sera del 1965. Erano le venti e, a quell’ora, all’Istituto Cacciamatta, noi bambini eravamo già a letto. D’un tratto nella mia camerata arrivò suor Margherita, che mi disse di rivestirmi: anche io avrei fatto parte del coro. Scesi nella sala del teatro, dove all’ epoca si tenevano le prove: ero felice di essere stata scelta, perché non c’erano molte bambine che cantavano con gli adulti, ed io era la più piccola tra tutti! E stasera sono ancora qui a cantare, con gioia, sacrificio e tanta passione. (Luciana F.)

Ricordo, sì io mi ricordo che la Corale Santa Cecilia da sempre è presente nella mia famiglia. Non so quanti anni avevo, ma ero piccola, quando nelle giornate di festa, con il mio papà, salivo nel coro a seguire la messa, orgogliosa di poter stare lì. Qualche anno dopo anche per me arrivò il momento di entrare in quella che allora chiamavamo “scuola di canto”. L’esempio ricevuto da mio padre fu di un impegno continuo e assiduo, fino alla fine. Io non sempre ho avuto quella stessa costanza, ma oggi sono soddisfatta di far parte di questo coro e vorrei poter dire a chiunque di provare questa esperienza. (Ines C.)

Ricordo, sì, io mi ricordo quando iniziai a frequentare il coro, ventidue anni fa. Una delle prime sere, il maestro, vedendo i coristi che come al solito chiacchieravano, si rivolse a me e disse: – Di certo, da voi in Svizzera, c’è più disciplina durante le prove! -. Ma io potei rassicurarlo, spiegandogli che mi sentivo come a casa: anche in Svizzera era lo stesso e, oltre tutto, si faceva pure una pausa con bevuta di vino…(Dorothee G.)

Ricordo, sì, io mi ricordo, sono entrato nel coro proprio l’anno del Centenario, su invito della signora Ernesta. Sono stati anni ricchi di emozioni, che ogni tanto riaffiorano. Penso al mio primo insegnante tra i tenori, compagno di prove e di risate, Reginaldo. E non posso dimenticare la nascita del gruppo di voci bianche: i primi concerti con i ragazzi, che hanno portato tanta vivacità e freschezza nella nostra corale. (Simone D.B.)

Ricordo, sì, io mi ricordo, sono entrato nel coro già adulto, quindici anni fa. Quella prima sera notai, appesa ad una delle pareti, una foto: era un gruppo di giovani coristi. Tra i volti dei presenti riconobbi molti di loro, ma con qualche ruga in più! Mi domandai preoccupato “ma chi canterà fra qualche anno?”. Alcuni ora sono nel coro degli angeli, e certo, devono aver provveduto, perché oggi il coro continua e si rinnova. (Alfredo F.)

Ricordo, sì, io mi ricordo: sono entrata a far parte del coro quattro anni fa, quasi senza sceglierlo. Direi che è stato un regalo, che forse qualcuno aveva pensato per me, e come tale l’ho subito accolto. Integrarmi è stato facile. Adesso, dopo tante emozioni e risate, non potrei più farne a meno! (Clelia C.)

Ricordo, sì io mi ricordo che da qualche tempo il maestro si è messo in testa di far cantare il coro in altre lingue: inutile dire, che in fatto di pronuncia, le libere interpretazioni si sprecano, ma in fondo ciò che conta è mettercela tutta e divertirsi! Un proverbio dice: Canta che ti passa! Ed è proprio vero: ci sono sere in cui ti senti un po’ giù, ma poi, quando la prova finisce, torni a casa con il sorriso assicurato. (Giulia P.)

Ricordo, sì, io mi ricordo, questi anni trascorsi nel coro sono stati tutti speciali…uno dopo l’altro! Il maestro Alessandro, ogni lunedì, ci insegnava cose nuove: canzoni, ma anche vocalizzi difficili, che richiedevano sempre più impegno. Per me questi anni sono stati fantastici, come un sogno. Questa sera, con il coro e voi, vorrei rivivere questo sogno e spero che tutti possiamo ricordarlo sempre. (Benedetta Z.)

Al maestro

Ricordo, sì, io mi ricordo, diciotto anni fa, quando Alessandro, sei diventato il nostro maestro. Già da molto tempo facevi parte del coro, come organista e, prima ancora, come aiuto. Certo non deve essere stato facile, poco più che ventenne, prenderti questo impegno.

Ricordo, sì, io mi ricordo. Ci sono stati momenti entusiasmanti, ma anche periodi in cui tutto sembrava poter finire. Siamo persone, e il coro è fatto di questo: di una umanità che può arrivare a dare il meglio di sé, ma che purtroppo rivela anche i suoi limiti.

Allora questa sera vogliamo ringraziarti, anche per tutte quelle volte in cui un grazie è mancato.

L’abitudine alla tua presenza può far dimenticare che essa non è scontata, ma è il risultato di una scelta quotidiana. Una scelta che certamente comporta delle rinunce, che sottrae tempo alla tua famiglia e alla tua professione.

Dice il saggio: se i tuoi progetti hanno come obiettivo 1 anno, pianta del riso; 20 anni, pianta un albero; un secolo, insegna agli uomini.

Vent’ anni fa abbiamo scelto te come nostro maestro. Oggi possiamo dire a tutti che abbiamo scelto bene e che il progetto di questa corale sta dando i suoi frutti. Speriamo che questa collaborazione duri ancora a lungo e che insieme possiamo spandere altri semi musicali.

Ricorda sempre: un maestro colpisce per l’eternità; non si può mai dire dove la sua influenza si fermi.